Sin dagli anni 50 in ogni famiglia c’era un giradischi, una “fonovaligia”, e per quarant’anni la musica l’abbiamo ascoltata sui “dischi” in vinile o sulle “cassette”. Parallelamente si usavano le bobine e i mitici registratori “Geloso” per incidere la voce dei bambini piccoli o le storie dei nonni.

Si mandavano addirittura vere e proprie “audiolettere” ai parenti lontani, si inviavano cioè piccole bobine con le voci incise dei genitori ormai anziani o dei nuovi arrivati nella famiglia, bimbi appena nati che i parenti emigrati avrebbero visto solo dopo anni, ormai cresciuti. Così come capitava con le audiocassette, sulle quali però poi venivano incise anche conferenze, interviste, dialoghi familiari, oltre che naturalmente selezioni musicali ad hoc o esecuzioni dal vivo.

Con l’avvento del digitale questo tipo di supporti è stato naturalmente abbandonato, le macchine per riprodurli non si trovano più, per cui diventa molto importante poterli riprodurre con un’alta fedeltà per renderli di nuovo ascoltabili anche dalle nuove generazioni sui loro dispositivi digitali.